Festival di SanremoMúsica Italiana

FESTIVAL DI SANREMO 2019: Il meglio e il peggio della seconda serata

Niente da fare,  la liturgia comica del carrozzone sanremese non decolla (anche se la bravura di Claudio Bisio e Virginia Raffaelle è fuori discussione). Si salvano pochissime gag, tra cui quella di Carmen in cui l’attrice mostra tutto il suo talento cantando e fischiettando, da Bizet a Morricone. Diverte anche quando porta la «sedia definitiva» (dotata di merendine e confort vari) al dirottatore artistico, che si siede al pianoforte su una fantozziana poltrona in pelle umana. Non proprio imperdibile, invece, lo sketch dei due Claudi(i) sulla «punteggiatura sonora» nelle canzoni baglioniane.

Sprecato il ritrovato tandem Bisio-Hunziker, l’incontro sedici anni dopo Zelig ha solo l’effetto di ricordarci quanto siamo invecchiati: dopo la gag al telefono – in cui la showgirl finge di essere a letto malata (un po’ com’era successo alla povera Pausini l’anno scorso) – Michelle scende raggiante la scala –  con bustier nero laminato e gonna maestosa –  e si scatena in un numero di musica e canto, che spazia da Grease al tango e che ha come tema la creazione «di una forza partitica che rinnovi la politica grazie all’amore», «una lega dell’amore finanziata coi baci e con i sentimenti», che «come simbolo ha il cuore della mamma» e «lo statuto di una sola riga: gioia, fratellanza, cuore, amore, mamma t’amo e nulla più».

Evitabile anche il siparietto moralista sugli haters. Ricordando le critiche sui social per la giacca indossata nella prima serata, Bisio prende in giro gli odiatori seriali. Legge alcuni dei tweet a lui rivolti, uno in particolare con diversi errori grammaticali, e si rivolge alla mittente: «Teresa, io ti voglio bene. Ma rileggi sempre». Se l’obiettivo era far ridere, è fallito. Raggiungono lo scopo Pio e Amedeo che chiedono a gran voce il Baglioni tris. Risvegliano la platea e la sala stampa dal sonno in cui erano sprofondate: punzecchiano Lega, Pd e M5S, tirando in ballo pure il reddito di cittadinanza. Anche gli animalisti finiscono nel mirino.

Sul fronte musicale la peggior esibizione è quella dei tenorini del Volo, forse semplicemente perché la canzone – nonostante il titolo, Musica che resta – non resta affatto. Eppure il trio, di sera in sera riscuote sempre più successo tra il pubblico (reale e virtuale). E alla fine potrebbe anche salire sul podio, chissà. Scivolone per Arisa, che salta una strofa di Mi sento bene.

Promosso, invece, il graditissimo ospite Marco Mengoni, che visibilmente emozionato intona L’essenziale, canzone con cui vinse il Festival nel 2013. Standing ovation, prolungata per di più. Baglioni e il cantante di Atlantico eseguono poi Emozioni, ma qualcosa non quadra.

Per fortuna, Baglioni si riprende alla grande con Questo piccolo grande amore, che fa cantare proprio tutti. Il momento karaoke rende felici grandi e piccini. Prima dei titoli di coda c’è ancora spazio per Riccardo Cocciante, che canta con Baglioni Margherita. Sembra filare tutto liscio, ma il pasticcio è dietro l’angolo, perché (incredibile) il capellone dai riccioli scuri incespica saltando delle parole. Non gli resta che recuperare intonando l’immortale pezzo a cappella. (La Stampa)

 

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