Festival di SanremoMúsica Italiana

FESTIVAL DI SANREMO 2019: Mahmood é o grande vencedor com a canção intitulada “Soldi”

Um italiano filho de pai egípcio sagrou-se vencedor do maior concurso de música popular da Itália, no tradicional “Festival de Sanremo 2019”, com a canção “Soldi”.

Mahmood, de 26 anos, superou o rapper Ultimo e o trio de tenores Il Volo e conquistou o Festival de Sanremo pela primeira vez em sua carreira. A canção que lhe deu o título se chama “Soldi” (“Dinheiro”, em tradução livre) e tem forte conotação social, abordando a vida de um jovem na periferia.

“Obrigado a todos, não consigo acreditar, é incrível”, declarou Mahmood no palco do Teatro Ariston. “É tudo verdade”, disse a apresentadora Virginia Raffaele ao abraçá-lo.

Nascido em Milão, o cantor na verdade se chama Alessandro Mahmoud e é filho de mãe italiana com pai egípcio. Sua carreira começou em 2012, com a participação na sexta edição do X-Factor italiano, da qual foi eliminado na terceira fase.

Mahmood venceu sobretudo graças ao voto do júri, já que Ultimo prevalecera na votação por telefone, com 46,5% da preferência, seguido por Il Volo (39,4%). Sua vitória não agradou a todos.

“Mahmood… A canção italiana mais bela? Eu teria escolhido Ultimo, e vocês, o que dizem?”, questionou o ministro do Interior Matteo Salvini, líder da ultranacionalista Liga, nas redes sociais.

O vencedor, por sua vez, disse ser um “rapaz 100% italiano” e que “Soldi” reflete as experiências de sua infância. Em janeiro, o diretor do Festival de Sanremo, Claudio Baglioni, se envolvera em polêmica com Salvini ao criticar as políticas migratórias do governo.

Audiência

A final do concurso foi assistida na TV por 10,6 milhões de telespectadores, com share de 56,5%, o que representa uma queda em relação aos 12,1 milhões do ano passado (58,3%).

Nas categorias paralelas, Daniele Silvestri, com a música “Argentovivo”, venceu o Prêmio da Crítica Mia Martini e o Prêmio Lucio Dalla. Já o troféu Sergio Endrigo de melhor interpretação foi dado a Simone Cristicchi, por “Abbi cura di me”.

O prêmio Sergio Bardotti de melhor texto ficou com Daniele Silvestri, enquanto o Giancarlo Bigazzi, que premia a melhor composição, foi para Cristicchi. Já Ultimo, com “I tuoi particolari”, venceu o troféu TIMmusic, dado à canção mais ouvida na plataforma TIMmusic.

Confira a classificação geral do Festival de Sanremo 2019:

4 Loredana Bertè
5 Simone Cristicchi
6 Daniele Silvestri
7 Irama
8 Arisa
9 Achille Lauro
10 Lorenzo Nigiotti
11 Boomdabash
12 Ghemon
13 Ex-Otago
14 Motta
15 Francesco Renga
16 Paola Turci
17 The Zen Circus
18 Federica Carta e Shade
19 Nek
20 Negrita
21 Patty Pravo e Briga
22 Anna Tatangelo
23 Einar
24 Nino D’Angelo e Livio Cori

COMENTÁRIO EM ITALIANO DO JORNAL “LA STAMPA”:

ll racconto della serata:

È (finalmente) arrivata la finalissima. Al solito Baglioni lancia lo show con i ballerini, stasera canta E adesso la pubblicità. Poi fa il predicozzo sull’edizione 69, chiede scusa e ringrazia (grazie, prego, scusi, tornerò?). Presenta i due comandanti, Bisio e Raffaele. Partenza di altissimo livello con Daniele Silvestri e Rancore, un pezzo potente e coraggioso. Irrilevante ai fine della gara Anna Tatangelo. Rose viola di Ghemon si conferma un ottimo brano. Anche i Negrita fanno il loro, e sembrano divertirsi molto sul palco: evidentemente vedono il traguardo.

Il super favorito Ultimo si becca un fiume di applausi per I tuoi particolari: per lui il podio è sicuro, chissà magari si porterà a casa il trofeo. Nek si fa trovare pronto con il suo rock tutto da cantare. Lo stacchetto sotto la pioggia con il dirottatore e i due comandanti si poteva tranquillamente saltare, l’omaggio all’avanspettacolo con Camminando sotto la pioggia, canzone del 1942 del Trio Lescano, non è dei migliori.  Ponte con il Sanremone dello scorso anno. A sorpresa, all’esterno dell’Ariston, Renato Pozzetto accompagnato da Lo Stato Sociale si esibisce in E la vita e la vita…

Arriva il primo super ospite: Ramazzotti scalda la platea con Vita ce n’è. Poi duetta con Baglioni in Adesso tu. Dopo il momento nostalgia, Eros in coppia con Luis Fonsi fa ballare l’Ariston con Per le strade una canzone. Ma c’è un problema, l’audio nell’auricolare è troppo forte, così Ramazzotti se lo toglie. E la regia ci mostra il labiale: «È fortissima».

Intanto nelle storie di Instagram Joe Bastianich, che fa parte della giuria d’onore, lancia un appello per votare i Negrita. Ma che davvero? E’ chiaro che non ha studiato la lezione sul conflitto d’interessi, eppure se n’è parlato così tanto in questi giorni.

La Bertè graffia con Che cosa vuoi da me. Mentre Renga è un sonnifero. Tocca a Mahmood, ma la voce non si sente. Problema audio, purtroppo. Entra Bisio per metterci una pezza. Mahmood riparte, la sua canzone (Soldi) è talmente bella che si perdona anche l’errore alla regia. Ora, per risarcirci dovrebbero farcela sentire due volte. Gli Ex-Otago tutti di bianco vestiti, elegantissimi, ci regalano Solo una canzone (ma molto molto bella).  Il Volo e la loro Musica che resta potrebbero piazzarsi parecchio in alto in classica. Inspiegabile.

Il medley di Virginia che imita una serie di famosissime cantanti – da Patty Pravo a Giusy Ferreri passando per la Mannoia –  è la gag più divertente del Baglioni bis. Virginia concede al pubblico quello che il pubblico (e la sala stampa) le chiedeva da giorni. Grazie, Virginia: fenomenale. E’ proprio vero, che il meglio arriva nel finale.

L’ultimo ostacolo di Paola Turci è una canzone intima e sensuale: e lei la esegue alla perfezione (con indosso una jumpsuit corta, rigorosamente nera). E riecco la potenza dei The Zen Circus con la loro infilata di fotografie che ritraggono il nostro presente. Senza ritornello. L’amore è una dittatura cresce cresce come le maree e travolge il palco dell’Ariston. Questa sera, poi, ci sono di nuovo gli sbandieratori di nero vestiti.
La tensione torna a scendere quando arriva il turno di Patty Pravo e Briga, In Un po’ come la vita le voci dei due interpreti non si sono mai davvero amalgamate per bene.

Superato il momento Famiglia Addams, arriva l’altra ospite della serata, che viene aiutata da Claudio Bisio a scendere le scale. Abito lungo e tacchi a spillo, canta l’ultimo estratto dal suo album Fragile, per poi rendere omaggio a Luigi Tenco. Con Baglioni danno vita a una intensa interpretazione di Vedrai vedrai.

Ci si diverte con Mi sento bene di Arisa che non fa sentire bene solo lei ma anche noi che la ascoltiamo e balliamo. Stasera qualcosa però non funziona, Arisa sembra avere problemi alla voce. Oggi infatti ha avuto la febbre, con la temperatura che ha raggiunto i 39.5. Una faticaccia arrivare alla fine della canzone. Stremata, con gli occhi lucidi, ringrazia con un filo di voce. A seguire, uno dei candidati alla vittoria finale: Irama e la sua La ragazza con il cuore di latta.

Achille Lauro è stato, comunque la si pensi, uno dei veri protagonisti di questo Festival. E, diciamola tutta, Rolls Royce non è per nulla un brutto pezzo. Lui, il suo Sanremo l’ha già vinto. La coppia Livio Cori e Nino D’Angelo riabbassa il ritmo con Un’altra luce. La nuova Napoli e la vecchia si abbracciano all’Ariston. Il testo però risulta incomprensibile per i non campani. Si continua con un’altra coppia: la freschezza di Federica Carta e Shade porta un po’ di levità. L’inciso di Senza farlo apposta ti entra in testa e lì resta.

Arriva il momento di Simone Cristicchi. Abbi cura di me ha conquistato a sorpresa uno spazio e un’attenzione che non erano per nulla previste. Difficile che lasci Sanremo senza nemmeno un riconoscimento.

Quart’ultimo ad esibirsi è Enrico Nigiotti con la sua malinconica Nonno Hollywood, che ripensa alla vecchia Livorno e a un mondo che non c’è più. Per un milione dei Boomdabash prova a ridestare il pubblico quando ormai è quasi mezzanotte e mezza. Chiudono la serata Einar con Parole nuove e Motta conDov’è l’Italia. Due canzoni molto diverse, che comunque si rivolgono a due tipologie di pubblico altrettanto differenti.
A questo punto non resta che attendere i vari premi e soprattutto il nome del vincitore del 69° Festival di Sanremo. Dei 24 in gara rimarranno solo tre nomi. Uno di loro trionferà. (La Stampa)

 

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