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CORRIERE DELLA SERA: Mondiale finito. Italia eliminata

Del calcione di Marchisio visto solo dall’arbitro, parleremo a lungo: un’espulsione che di fatto butta fuori l’Italia, punita dal gol di Godin, che torna a casa al primo turno esattamente come quattro anni fa in Sudafrica. Fino a quel momento, il 60’, le due squadre si stavano annullando a vicenda. Poi ci sarà tempo per i processi, la pessima sconfitta con la Costa Rica, il gioco visto solo con l’Inghilterra, la scarsa condizione atletica. Ma veniamo alla partita.

 

C’è una brezza leggera, non ci saranno più di 25 gradi, giusto un pochino di umidità per ricordarci che siamo in Brasile, ma a Natal, a differenza di Manaus e Recife, le condizioni sono ideali per giocare a calcio. A parità di tifoserie, gli uruguaiani prevalgono, ma, alla conta finale, il volume è più alto per l’Italia, perché i brasiliani (sarà per il Maracanazo? Per la vicinanza?Chissà…) tifano per noi. In campo, le squadre sono quelle previste: Prandelli opta per il 3-5-2 modello Juve, con la difesa titolare bianconera, Pirlo direttore d’orchestra e l’inedito Balotelli-Immobile. Che si specchiano nei terribili Cavani-Suarez, supportati dal talentuoso Lodeiro e da una rocciosa mediana a tre (Rodriguez-Arevalo-il laziale Gonzalez). Si comincia subito. E Balotelli, dopo un contrasto con il «bodyguard» Rios, sembra farsi male, falso allarme. Ma quando Verratti atterra Cavani e Barzagli butta giù Suarez, si capisce immediatamente che non sarà partita di fioretto, come le altre due precedenti, quasi senza ammoniti: in mezzo a tanti falli ed entrate non oxfordiane, all’8’ Suarez impegna per la prima volta Buffon, su punizione. Pirlo, che al momento sembra godere di una buona libertà, ci prova alla stessa maniera poco dopo, due volte. La prima invano, sulla seconda l’ex laziale Muslera manda alto.

 

Ci sono comunque molti errori, da una parte e dall’altra, passaggi fuori misura e inserimenti sbagliati (l’ex interista Pereira sembra quello scarsino visto ai tempi di San Siro). Insomma match molto contratto, sarà la posta in palio. Per ora lo spettacolo infatti è più sugli spalti, gli uruguaiani saltano come dei disperati e ogni tanto si eleva per contro il grido «I-ta-lia, i-ta-lia». I sudamericani giocano come se dovessero puntare al pari, tutti in attesa dietro la linea di centrocampo, gli azzurri provano a costruire, ma la manovra non ha esito. Balotelli lo percepisce, viene a prendere la palla in mediana, prova a tirare appena può ed è purtroppo molto nervoso: si fa ammonire infatti per un’entrata alta (sulla nuca…) di Pereira. Sarebbe stato squalificato, se l’Italia fosse passata. Attore protagonista in negativo dunque, mentre alla mezz’ora Immobile perviene per la prima volta sul tabellino, con una svirgolata alle stelle. 

 

L’unico azzurro invece che sembra esserci è Verratti che gioca, letteralmente, a tutto campo (pure eccedendo in sicurezza con un tacco nella nostra tre quarti). A rompere il noioso equilibrio, al 33’, Buffon: il portiere azzurro ricorda di essere ancora uno dei migliori al mondo, a 36 anni, con due respinte da vicinissimo su Suarez e Lodeiro. Non succede praticamente più niente, la palla scorre soprattutto sulla nostra fascia destra dove Darmian incrocia prima Pereira e poi Suarez. Una sfida nella sfida, dove, nella prima parte, non vince nessuno. Per il resto, si annovera giusto un lampo del 9 uruguaiano, verso la fine della prima parte. Poi basta, per una delle partite più brutte viste fin qui in questo Mondiale altrimenti spettacolare. Uno scarno 0-0 che premierebbe gli azzurri però.

 

Si riparte: Prandelli sostituisce Balotelli con Parolo, mentre Tabarez tira fuori Lodeiro, un po’ inconsistente, e butta dentro l’altro Pereira, Maxi. La mediana azzurra diventa più folta e il buon Verratti di oggi avanza a fare la seconda punta (anche se in realtà continua a correre per tutto il campo, come nel primo tempo). Lo spartito è quello dell’inizio: di nuovo falli a go-go e gioco spezzettato, zero occasioni da rete per il primo quarto d’ora. Con una situazione dubbia, ma neanche tanto, di Bonucci su Cavani al 51’. Se davanti si produce poco, la nuova difesa a tre finora convince. Primo strepito al 59’: il mediano dell’Atletico Madrid «Cebolla» Rodriguez si esercita in una percussione che finisce di poco a lato.Poi, l’inaudito: Marchisio tocca involontariamente coi tacchetti sul ginocchio Arevalo, chissà cosa vede l’arbitro e il bianconero viene espulso con un rosso diretto.

 

Via l’amarezza, bisogna cambiare tutto. Ora Verratti ritorna sulla linea dei centrocampisti, Immobile rimane solo, l’Italia si chiude in difesa e l’Uruguay deve iniziare a fare la partita. Dopo aver aspettato tanto, Tabarez butta infatti dentro un’altra punta, Stuani, al posto di Pereira. Sì, bisogna stringere i denti: infatti il cobra Suarez si sveglia, al 65’, e Buffon fa un altro miracolo, deviando in angolo il suo tocco d’esterno. Il pubblico di casa empatizza con le ingiustizie azzurre e riprende a sostenere l’Italia. Immobile lo sente e al 70’ manda i primi squilli nell’area altrui. Ma la sua partita dura ancora poco: in quest’Italia costretta all’antica arte del catenaccio, Prandelli lo sostituisce con Cassano, abbassando ancor più il baricentro. Figuriamoci quando poi Verratti prende un pestone da Cavani ed entra Thiago Motta: ci aspettano quindici minuti di assoluto coltello tra i denti.

 

Tabarez risponde buttando dentro un’altra punta ancora, l’ex bolognese Gaston Ramirez per Rodriguez. E sì, si gioca all’antica, quando una combinazione in contropiede Pirlo-Cassano, mette quasi Parolo davanti alla porta. Poi l’episodio più assurdo: Suarez morde Chiellini sulla spalla, ma l’arbitro in questo caso non vede assolutamente nulla. Un attimo dopo, l’Uruguay, senza aver fatto neanche poi troppa fatica, segna.All’83’ Godin salta più in alto di tutti su angolo ed è vantaggio Celeste. Pirlo prova a reagire su punizione poco dopo. È fuori. Cassano tenta una combinazione con Thiago Motta, ma finisce in out. Gli uruguaiani ora urlano come degli ossessi, dagli spalti. Recupero: cinque, lunghissimi, minuti. Non succede nulla, il Mondiale azzurro finisce qui. E pesa come un macigno quell’espulsione ingiusta.

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