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Più anni in pensione che al lavoro: mezzo milione di italiani prende l’assegno da oltre 37 anni

La nazionale italiana di calcio non aveva ancora vinto il Mundial di Spagna. Ma loro già prendevano la pensione. E continuano a prenderla da allora: sono 471.545 i pensionati italiani che ricevono un assegno di vecchiaia, di anzianità contributiva o ai superstiti da oltre 37 anni, ovvero con una decorrenza antecedente rispetto al 1980. Il che significa che hanno trascorso, nella loro vita, più tempo in pensione che al lavoro. Il dato emerge dagli osservatori statistici dell’Inps (2017) che calcolano invece in oltre 700 mila le persone che hanno una pensione liquidata da almeno 35 anni (dal 1982, l’anno di Pablito appunto, o negli anni precedenti). Non si includono naturalmente in questi numeri i trattamenti di invalidità e le pensioni sociali. Le pensioni private antecedenti il 1980 sono 413.157 mentre le pubbliche sono 58.388.

L’effetto delle pensioni baby nel settore pubblico

L’età alla decorrenza delle pensioni liquidate prima del 1980 è di 49,9 anni per la vecchiaia e di 46,4 per l’anzianità, mentre per i superstiti da assicurato è di 41,5 anni (45,7 per i superstiti da pensionato). Per i pensionati del settore privato l’età è un po’ più alta per i trattamenti di vecchiaia (compresa l’anzianità) con 54,7 anni, mentre è più bassa per i superstiti con appena 40,7 anni al momento della liquidazione della pensione. Il dato dei pubblici risente chiaramente delle pensioni «baby» e quindi delle uscite dal lavoro con 20 anni di contributi o meno (14 anni sei mesi e un giorno per le donne con figli). Se per le pensioni del settore privato l’importo medio degli assegni liquidati prima del 1980 è largamente inferiore a mille euro al mese (807 euro mensili i trattamenti di vecchiaia, 526 euro quelli ai superstiti) per le pensioni dei pubblici l’importo medio supera i 1.660 euro al mese nel caso della vecchiaia e i 1.465 in quello dell’anzianità. Superiori ai mille euro anche le pensioni ai superstiti erogate da prima del 1980 per il settore pubblico con 1.125 euro per i superstiti da assicurato (ovvero da persona morta mentre ancora lavorava) e 1.190 euro per i superstiti da pensionato.

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