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“LA STAMPA”: Il Quirinale incarica Enrico Letta. “Ma governo non nascerà a tutti i costi”

Il suo programma: “Ridurre il numero dei parlamentari, cambiare il bicameralismo e una nuova legge elettorale” “Ma l’esecutivo non nascerà a tutti i costi”. Plauso di Bersani , Renzi e Amato. Il Capo dello Stato ha scelto il nome con maggior sostegno nel Pd. Renzi bloccato dal Pdl, mentre l’ex premier avrebbe spaccato i democrat. Alfano: “A sinistra gli diano sostegno vero”
«Lavorerò con determinazione: il primo e più importante impegno sarà la disoccupazione. Il secondo sarà ridare credibilità alla politica. Terza priorità le riforme costituzionali». È questa la sintesi del programma di Enrico Letta che stamane ha accettato “con riserva” l’incarico di formare un nuovo governo conferitogli dal Capo dello Stato. Con un’avvertenza: «Il mio governo non nascerà a tutti i costi”.  

Letta ha detto chiaramente che «Domani nelle consultazioni parleremo con tutti, con il pdl in primis. Questo governo non nascerà a tutti i costi, nascerà se ci saranno le condizioni».». «Sarà un governo di servizio al paese, l’obiettivo è anche quello di moralizzare la vita pubblica del paese che ha bisogno di nuova linfa». Il suo programma: «Ho accettato – ha spiegato – sentendo sulle spalle una grande responsabilità – ha detto Letta – perché questa situazione inedita e fragile non può continuare. Il Paese sta aspettando un governo. Mi metto in questo impegno perché penso che il paese ha bisogno di risposte specie quella parte del paese che soffre che ha bisogno di lavoro che non c’è, le imprese che chiudono i giovani che vanno via dal paese». «Bisogna dare una risposta all’emergenza giovani e questa sarà una priorità» E poi «Il secondo tema è come dare risposte attraverso una politica credibile. Il mio grande impegno sarà a far sì che da questa vicenda possa uscire una politica italiana diversa con riforme istituzionali per ridurre il numero dei parlamentari, cambiare il bicameralismo e una nuova legge elettorale».«Cercherò di utilizzare il più breve tempo possibile: comincerò domani le consultazioni e spero nel più breve tempo possibile di tornare a sciogliere la riserva».. 

Napolitano lo ha convocato al Colle per le 12,30, e lui ha lasciato sorridendo la sede dell’Arel, il think tank da lui presieduto. Senza rispondere ai cronisti,ed è partito alla guida di una Fiat Ulysse, ed è arrivato dal Capo dello Stato puntualissimo.  

Il primo commento è quello di Pierluigi Bersani che ostenta grande soddisfazione. «Bene, benissimo» ha detto il segretario Pd entrando alla sede del partito. E poco dopo Giuliano Amato: «Soddisfatto? Assolutamente sì».  

«In bocca al lupo e un forte abbraccio», scrive dal canto suo su Twitter Matteo Renzi . 

Apertura mostra il leader Udc Pier Ferdinando Casini : «Avrà un compito difficile. Lui è un uomo molto preparato che ha esperienza anche internazionale. È una scelta significativa, un rinnovamento nella certezza. Bisogna ora che si abbassi il tasso di pretesa di tutti i partiti e si possa partire»,. Pollice verso invece dai grillini. Riccardo Nuti, vicecapogruppo del M5S alla Camera, scrive su Facebook: «`Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che a Grillo´. E poi divenne premier. Scelto da Napolitano, eletto proprio col Pdl».  

Amato ha parlato poi del ruolo di Napolitano: «Il capo dello Stato è un organo di garanzia. È come un motore di riserva che, se si inceppa la macchina del circuito governo-Parlamento, entra in funzione. È un motore che non sostituisce questo meccanismo ma è come se fosse un motore di avviamento, da azionare per accendere l’auto quando si spegne». Alla presentazione del libro `La Repubblica del presidente´, Giuliano Amato, proprio negli stessi minuti in cui viene chiamato al Quirinale Enrico Letta per ricevere il mandato a formare il nuovo governo, punta il dito contro le forze politiche che finora sono rimaste sorde agli appelli di Napolitano. Tornando alla metafora del motore di riserva, Amato aggiunge: «Cosa ci mette Napolitano di più in tutto ciò? Alle prese con un sistema politico-istituzionale non molto diverso dalla mia Panda del ’90, lui è come il motorino di avviamento, il cui uso è frequente perché l’auto si spegne con facilità». «In questo settennato – conclude Amato – è stato necessario che Napolitano intervenisse, non in sostituzione di qualcuno o qualcosa, ma per riaccendere la macchina».

Nel lungo colloquio avuto ieri da Giorgio Napolitano con la delegazione del Pd, guidata dallo stesso Letta, il Capo dello Stato avrebbe chiesto un dettagliato resoconto della direzione del partito e delle posizioni delle varie `anime´. L’obiettivo era capire, dopo che il Pdl aveva espresso preferenza per Giuliano Amato, quale nome avrebbe avuto maggiori garanzie di sostegno all’interno del Partito democratico. 

Enrico Letta, vicesegretario del Pd, è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dal 2006 al 2008 nel secondo governo Prodi.  

Ieri sera le quotazioni di Letta sono salite dopo l’incontro della delegazione del Pd con il Capo dello Stato, e dopo che il vicesegretario del Pd ha ottenuto il semaforo verde da parte di Berlusconi, che non fa obiezioni sul suo nome. La candidatura di Matteo Renzi sarebbe stata bloccata, a quanto pare, dai veti del Pdl. Il nome di Amato sarebbe invece stato dirompente per un partito, il Pd, sull’orlo di una crisi di nervi. Proprio perché il voto di fiducia sarà palese, i `no´ pubblici potevano diventare una rappresentazione plastica di una scissione che tutti danno per scontata.

Dal fronte Pdl, Angelino Alfano ammonisce: «E bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini, non daremo il sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile». . «Se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo.E’ bene chiarire al Pd che per noi non ci sarà un nuovo caso Marini, non daremo il sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile, con nomi che rendano evidente questo sostegno e con un programma fiscale chiarissimo ed inequivocabile. Non intendiamo pagare altri prezzi per la nostra lealtà e ribadiamo che o il governo è forte, politico (con i tecnici abbiamo già dato), duraturo e capace di affrontare la crisi economica oppure, se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo». 

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