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CORRIERE DELLA SERA: Berlusconi fa dimettere i suoi ministri Governo in crisi. Letta: «Gesto folle»

Sono state le parole di Silvio Berlusconi a sancire la fine del governo Letta con l'apertura di fatto della crisi di governo. Alla vigilia del suo compleanno e nella quiete di Villa San Martino il Cavaliere ha dato il rompere le righe alla squadra di governo targata Pdl, invitando i ministri a rassegnare le dimissioni. A stretto giro il vice premier Angelino Alfano ha confermato che il governo Letta non esiste più. «I ministri del Pdl stanno rassegnando le loro dimissioni» ha fatto sapere tramite la sua portavoce, tenendo a sottolineare di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà. A ruota il sottosegretario Gianfranco Miccichè ha annunciato con enfasi: «Rimetto il mio mandato nelle mani di Silvio Berlusconi».

Il Cavaliere ha preso la sua decisione nonostante la posizione delle tante colombe del Pdl che davano al governo ancora qualche possibilità di sopravvivenza. Pare che Berlusconi abbia deciso in solitudine o comunque non consultando tutte le componenti interne al Pdl. Al fianco del Cavaliere solo alcuni dei cosiddetti falchi come Denis Verdini e Daniela Santanchè. E questo ha indispettivo le colombe come Fabrizio Cicchitto. «Ritengo -afferma- che una decisione di cosi rilevante spessore politico, avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall'ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari il cui ruolo in questa cosi difficile situazione politica andrebbe esaltato sia sul piano delle scelte politiche da prendere sia su quello dell'iniziativa politica». Mentre un altra colomba

LA NOTA DEL CAVALIERE
 La nota ufficiale del Cavaliere parla di decisione matura a seguito delle scelte del governo Letta sulla questione Iva. «Ho invitato la delegazione del Popolo della Libertà a valutare l'opportunità di presentare immediatamente le dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani» afferma Silvio Berlusconi nella sua lettera. E poi l'attacco frontalmente al presidente del consiglio. «La decisione assunta da Enrico Letta, di congelare l'attività di governo, determinando in questo modo l'aumento dell'Iva è una grave violazione dei patti su cui si fonda questo governo -si legge ancora- e contraddice il programma presentato alle Camere dallo stesso premier e ci costringerebbe a violare gli impegni presi con i nostri elettori durante la campagna elettorale e al momento in cui votammo la fiducia a questo esecutivo da noi fortemente voluto». Per il Cavaliere «l'ultimatum lanciato dal premier e dal Pd agli alleati di governo sulla pelle degli italiani appare irricevibile e inaccettabile».

LA RISPOSTA DI PALAZZO CHIGI – Non si è fatta attendere la risposta del premier Letta che replica in modo altrettanto duro alle parole del Cavaliere. «Berlusconi per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi – dichiara il premier – tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l'alibi dell'Iva». Le motivazioni del leader del Pdl sarebbero dunque un pretesto: «La responsabilità dell'aumento dell'Iva è invece proprio di Berlusconi e della sua decisione di far dimettere i propri parlamentari mercoledì, fatto senza precedenti, che priva il Parlamento e la maggioranza della certezza necessaria per assumere provvedimenti che vanno poi convertiti». Letta avrebbe voluto portare la questione davanti alle Camere: «Per questo, ieri si era deciso di andare al chiarimento parlamentare e si era concordemente stabilito di posporre a dopo il voto in Parlamento i provvedimenti economici necessari. Gli italiani sapranno rimandare al mittente una bugia così macroscopica e un simile tentativo di totale stravolgimento della realtà. In Parlamento ognuno si assumerà le proprie responsabilità davanti al Paese». 

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