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“CORRIERE DELLA SERA”: Marini non passa, terremoto nel Pd. Bersani: fase nuova, deciderà il partito

Fumata nera per Franco Marini che non riesce a centrare al primo colpo – e neppure al secondo – l'elezione alla presidenza della Repubblica e che nella migliore delle ipotesi resta «congelato» fino alla quarta votazione, quando non sarà più necessaria la maggioranza dei due terzi dei voti dei «grandi elettori» e il quorum scenderà a quota 504.

Lo scrutinio della prima votazione ha certificato che con i 521 voti raccolti l'ex sindacalista è rimasto molto lontano dai 672 consensi necessari per guadagnare l'accesso al Quirinale già in prima battuta. Alle sue spalle, invece, ne ha conquistati molti più del previsto il candidato del Movimento 5 Stelle, Stefano Rodotà, votato anche dai parlamentari di Sinistra e Libertà e da diversi esponenti del Pd. Marini, dunque, esce con le ossa rotte dal primo confronto con l'Aula, con un'immagine che con questi numeri non si avvicina affatto a quella del candidato «condiviso».

Ciò nonostante, l'ex presidente del Senato fa sapere di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro, potendo contare su un consenso trasversale che non sembra venuto meno. Ma se il voto del centrodestra sembra garantito, non altrettanto si può ora dire di quello del suo partito. E lo stesso Pier Luigi Bersani sembra già farsene una ragione: «Bisogna prendere atto di una fase nuova – sottolinea il segretario -. Tocca al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell'assemblea dei nostri grandi elettori».

«Ma è evidente che Marini è già saltato» commenta il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, diretto a Roma per incontrare i parlamentari a lui vicini, ma non Bersani. Intanto, torna in campo l'ipotesi alternativa diRomano Prodi: l'ex premier risulterebbe gradito pure ai dissidenti del Pd e potrebbe contare su una velata apertura del M5S, che lo prenderebbe in considerazione qualora Rodotà si chiamasse fuori («ma noi voteremo Rodotà fino alla quarta votazione» ha precisato Beppe Grillo durante un comizio a Trieste). Chi insiste invece su Marini è il Pdl che vorrebbe evitare di trovarsi tagliato fuori dai giochi nell'ipotesi di un'insolita convergenza Pd-5Stelle. Il segretario Angelino Alfano chiede ufficialmente che «si individui la soluzione più idonea per eleggere il presidente della repubblica sin dalla quarta votazione». E Bersani: «Vedrete che la soluzione si troverà». Nell'attesa, Pd e Pdl potrebbero continuare a fare «melina» affidandosi, come nella seconda votazione, alle schede bianche e nulle.

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