Variedades

ARIANNA CASALE, ANDREA ROSADA E MARINA CASTROVILLARI. “Ferrara” – Regione Emilia Romagna

È una città dell’Emilia Romagna, capoluogo di provincia. Conta una popolazione di circa 135 mila abitanti. Si trova sulle sponde del Po di Volano, ramo del fiume Po che la attraversa e delimita il confine fra la zona antica a sud delle mura e quella dei nuovi insediamenti urbani contemporanei.

Nel 1995 il suo centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e nel 1999 è stato aggiunto il Delta del Po e le Delizie Estensi.

 

Dopo quella di Urbino, a distanza di trent’anni circa, a Ferrara viene realizzata la seconda grande impresa urbanistica nel Quattrocento italiano. Già nel ‘300 era una delle corti più importanti del della pianura Padana, dove venne fondata una nuova Università. Nel 1436 Guarino da Verona, poeta e umanista, ospite del marchese Leonello d’Este, apre qui la sua scuola, molto celebre e importante all’epoca. In quegli anni inizia il prestigio culturale della città guidata dalla famiglia degli Este. Nel 1443 arriva a Ferrara Leon Battista Alberti, architetto, e intorno al 1449 arrivano i pittori Mantenga, Piero della Francesca e Roger van der Weyden.

Città di FerraraCon Borso d’Este, nel 1451, la città viene ampliata, includendo la zona del Polesine di S. Antonio: Ferrera diventa così più popolosa e più ricca. Biagio Rossetti è l’architetto principale della città fino al 1516 e a lui si deve la fervida attività edilizia che inizia a partire dal 1466. I suoi palazzi vengono dipinti con scene che rappresentano la fastosa vita di corte. Il numero degli abitanti è in continuo aumento, la ricchezza economica cresce di giorno in giorno, favorita dalla politica degli Estensi, le cui ricchezze dipendono dalla situazione economica della città.

Ercole I, successore di Borso, nel 1492 inizia l’addizione erculea, il nuovo ampliamento della città che ne farà raddoppiare la superficie. L’architetto che si occuperà della direzione dei lavori è sempre Rossetti.

Le ragioni di questo ampliamento sono di carattere militare, economico e rappresentativo. Nel 1482 Ferrare sostenne una guerra con Venezia: la città è indifesa sul lato nord che viene ceduto da Ercole I a Venezia. Temendo così possibili attacchi futuri da questa parte si decise di costruire a nord di Ferrara una nuova cinta muraria, con le tecnologie dell’epoca.

I lavori della cinta muraria si concluderanno solo nel 1510. Le aree di proprietà ducale che sarebbe entrate a far parte del centro urbano grazie al nuovo perimetro segnato dalle fortificazioni, avrebbero visto aumentare il loro valore: questi terreni sarebbero infatti passati da agricoli a urbani, quindi edificabili. Queste nuove disponibilità di lotti per l’edificazione urbana avrebbe portato notevoli benefici alla classe ducale, innescando un processo che oggi definiremo di speculazione edilizia, in quanto il duca era sia il proprietario terriero che il legislatore, che legiferava a proprio vantaggio.

Ci sono invece problemi per quanto riguarda i terreni già all’interno della cinta muraria. Infatti i proprietari si ritengono danneggiati a causa del piano della nuova rete stradale. Questo è il punto chiave dell’intervento, che lo differenzia dagli altri realizzati fino ad ora: il piano di ampliamento è innanzitutto la progettazione dei tracciati stradali.

Come in un’antica città romana, il sistema viario si organizza secondo uno schema cardo-decumanico parallelamente a due assi ortogonali. In una planimetria del 1498 si possono notare delle strade che raggiungono edifici già esistenti e che probabilmente già esistevano, come via degli Angeli (oggi corso Ercole I d’Este), il primo asse, che collega il giardino del castello estense e il castello di Belfiore. Il secondo asse è via dei Priori (oggi corso Porta Po, corso Rossetti e corso Porta Mare) che attraversa tutta la città da sud-ovest a nord-est, interseca le mura e si collega alle vie più importanti del territorio. Lungo questo secondo asse si apre la “piazza nuova”, oggi piazza Ariostea, dove nasce un viale rettilineo che termina nella piazza del mercato.

La difficoltà dei collegamenti tra la parte vecchia e quella nuova è data dalla presenza della cinta muraria antica e del fossato: i passaggi esistenti indicati sono 3.

Zevi mette in luce alcuni caratteri singolari dell’intervento, come il fatto che la “nuova piazza” si trova lungo il secondo asse, lontano dalla prospettiva che nasce dal castello. La dimora degli Este all’interno della città, è vista come una cittadella, che interrompe le comunicazioni viarie, ed è circondata da una zona di rispetto. Da qui nasce il primo asse e funziona come viale di rappresentanza riservato per raggiungere il palazzo di Sigismondo d’Este e gli altri palazzi situati sulla direttrice. La piazza viene concepita come un nuovo centro civico, quindi viene collegata col vecchio centro, aggirando la zona del castello, per questo motivo si trova spostata, in corrispondenza del baricentro della città antica.

Il nuovo contesto urbano di Ferrara viene ammirato dai contemporanei, che non hanno mai visto realizzato un complesso moderno così esteso, con strade e piazze regolari. Le stesse idee verranno applicate dagli Estense nel loro feudo di Modena nel 1546.

Sono le strade ad essere sistemate per prime, oggi potremmo dire che si è trattato di opere di urbanizzazione primaria. Si tratta di un vero e proprio piano regolatore, cioè un progetto che individua, secondo determinati criteri, la localizzazione delle varie attività produttive, residenziali e di servizio, considerando le tendenze di sviluppo futuro.

I lavori si protrassero per tutto il Cinquecento, ma le previsioni di piano non vennero realizzate. La popolazione smise di crescere e molte aree rimasero inedificate. La città attraversò una profonda crisi economica da metà del Cinquecento circa, che rallentò di molto i lavori fino a bloccarli definitivamente. Venne così declassata a piccola cittadina provinciale, da fiorente capitale del ducato di Ferrara.

La sistemazione di Urbino e quella di Ferrera hanno in comune un atteggiamento libero e non conformista rispetto ai canoni abituali della simmetria e della regolarità prospettica. A Ferrara gli edifici sono disposti lungo le strade in modo da sviluppare, in modo ripetitivo, il tema della presentazione prospettica. Quasi mai un edificio monumentale fa da sfondo ad una prospettiva assiale. La veduta di scorcio consente di paragonare gli edifici fra loro, così gli angoli sono lievemente deformati, vicini all’angolo retto, ma mai uguali.

A Ferrara è avvenuta la separazione tra scelte urbanistiche e architettoniche, forse per la prima volta. Questo porta però ad una non unità dell’intervento, lasciando problemi non risolti. Manca un’illustrazione adeguata degli interventi avvenuti, presente invece ad Urbino. 

Palazzo Estense

Palazzo EstenseNel 1385 il marchese Niccolò II d’Este ordinò la costruzione di una fortezza difensiva incaricando del progetto Bartolino da Novara. Di quel periodo restano la massiccia imponenza, il fossato, i ponti levatoi preceduti da rivellini in muratura, le torri. A partire dai tempi di Ercole I d’Este il Castello divenne la magnifica residenza della corte e fu arricchito ad opera di Girolamo da Carpi che sostituì le merlature con eleganti balconate in pietra bianca, sopraelevando poi la costruzione di un piano, coperto da un tetto spiovente.

Le torri furono ingentilite e slanciate dalla costruzione delle altane. Il cortile, oggi abbastanza austero, era affrescato, come si vede ancora in alcuni punti. In particolare, in alto erano ritratti tutti gli antenati (veri e leggendari) degli estensi: gli unici superstiti, molto rovinati ma leggibili, sono staccati e posti sotto il portico sul lato est del cortile. I pozzi erano destinati all'approvvigionamento d'acqua in caso di assedio, mentre le palle di pietra erano munizioni da catapulta. All'interno sono visitabili alcuni ambienti medievali al piano terra, dove si trovavano le cucine e le prigioni, e al piano nobile, gli appartamenti ducali sontuosamente affrescati.

Palazzo dei Diamanti

Palazzo dei DiamantiBiagio Rossetti si occupò in modo particolare degli incroci delle vie. Tra questi da segnalare è l’incrocio tra via degli Angeli e via dei Prioni, detto "Quadrivio degli Angeli" sorse il palazzo di Sigismondo d’Este, fratello del duca. Le facciate sono coperte da 8500 bugne a forma di diamante, da cui il nome con cui è conosciuto: Pazzo dei Diamanti. Alcune soluzioni fanno dell'edificio un capolavoro architettonico e urbanistico, come ad esempio il forte rilievo e la disposizione sfalsata delle bugne, che conferiscono valore pittorico alla facciata, o la raffinata decorazione a candelabre scolpite che impreziosisce l'angolo sul quadrivio, valorizzando la veduta d'angolo dell'edificio. 

Palazzo Municipale

Palazzo MunicipaleEx palazzo Ducale, fu costruito a partire dal 1243 e divenne residenza della famiglia estense fino al XVI secolo, quando la corte si trasferì nel Castello . Ai lati dell'antico accesso al Palazzo si trovano un archetto ed una colonna sui quali sono poste le statue del Marchese Nicolo III a cavallo e del duca Borso d'Este in trono. Le finestre marmoree degli appartamenti estensi si affacciano su quello che un tempo era il cortile ducale, oggi trasformato nella piazzetta Municipale. Su questo lato è possibile ammirare un bellissimo Scalone d'Onore eretto nel 1481 dall'architetto Pietro Benvenuti degli Ordini. All'interno si possono: visitare il Camerino delle Duchesse, un piccolo ambiente splendidamente decorato nella seconda metà del '500 e la Sala dell'Arengo affrescata tra il 1934 ed il 1938 da Achille Funi.

 

Il Palazzo è collegato al Castello Estense dalla Via Coperta, un camminamento posto su cinque arcate, dove il duca Alfonso I d'Este ricavò i famosi Camerini d'Alabastro. 

Mostrar mais

Artigos relacionados

Fechar

Adblock detectado

Por favor, considere apoiar-nos, desativando o seu bloqueador de anúncios