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ARIANNA CASALE, ANDREA ROSADA E MARINA CASTROVILLARI: “Urbino” – Regione Marche

Urbino è una piccola città (circa 15.566 abitanti nel 2009) situata nel centro Italia, regione Marche. Dal 1998 il suo centro storico è patrimonio dell’umanità UNESCO.

Città di formazione romana, detta Urvinum Metaurense: urvum è il manico ricurvo dell’aratro e indica la conformazione naturale del terreno; Metauro è invece il fiume verso cui l’antico insediamento era rivolto.


La città romana occupava circa 8 ettari di terreno ed era divisa da due assi viari principali: il cardo maximus (sud-nord) e il decumano maximus (est-ovest), che sono ancora oggi le due arterie principali della città. Al fondo dei due assi erano presenti due porte urbiche e all’incrocio di essi il foro.

UrbinoLa città fu successivamente teatro di molte battaglie e, durante il V e IX secolo d.C., subì attacchi da parte di invasori, come i Goti, i Bizantini e i Longobardi. Sotto la dominazione dei Franchi, con Carlo Magno, venne donata, insieme ad altri territori dell’Italia centrale allo Stato Pontificio.

 

Dopo un periodo di decadenza, la città, grazie al miglioramento delle condizioni economiche del XI-XIII secolo, si sviluppa anche al di fuori dell’antico impianto romano.

 

Diventa così libero Comune e come le altre città italiane, ebbe a capo personaggi importanti, facenti parte delle famiglie più influenti della zona.

 

Nel 1375 la famiglia Montefeltro prende la guida della città e forma lo Stato di Urbino, che comprende i distretti di Urbino, Gubbio, Cagli e il Montefeltro. La città si consolidò all’interno delle mura medievali che la cingevano e si apprestava a modificare il suo aspetto urbanistico, più adatto all’importanza assunta adesso dal Comune all’interno dello Stato di Urbino.

 

Divenne il centro del commercio del territorio circostante e non solo. Merci, fiere e persone erano in continuo aumento, la città era il punto di riferimento per i più importanti scambi commerciali. 

Federico da Montefeltro regnò dal 1444 al 1482, un periodo lungo, segnato dalla pace e dalla prosperità della città. A lui si devono le più importanti trasformazioni urbane e architettoniche di Urbino. Per prima cosa si occupò della difesa del territorio mediante la costruzione di rocche, disposte ai margini dello Stato, nei punti di accesso più vulnerabili. Per la loro progettazione e realizzazione, Federico si affida a Francesco di Giorgio Martini (1439-1502).

 

Dopo diversi studi e prototipi sulla forma migliore da utilizzare per la realizzazione delle rocche, Martini opta per una forma complessa generata dalla poligonale, abbandonando l’utilizzo di perimetri murari troppo estesi, delle merlature e delle cordolature. Si esalta la compattezza del prisma, formando una vera e proprio macchina da guerra che doveva contemporaneamente opporre resistenza ai bombardamenti e permettere campi di azione larghi alle traiettorie dei tiri.

Visto il nuovo ruolo politico del ducato e dovendo ospitare una corte di più di 500 persone, la città aveva bisogno di interventi, di modifiche dell’assetto urbano storico. Tutti gli spazi liberi all’interno del secondo perimetro medievale erano stati riempiti, quindi ogni successiva modifica avrebbe comportato la sostituzione o rielaborazione dell’esistente. Federico decise di riprogettare il cuore urbanistico architettonico della città, per la costruzione del nuovo palazzo ducale. Il nuovo


Palazzo Ducale

 

La costruzione del Palazzo è iniziata intorno al 1447. Viene acquistato il terreno compreso tra il vecchio palazzo e il castellare e si fa costruire un nuovo edificio di tre piani, con un’impostazione architettonica semplice. Nel 1464, la direzione del cantiere cambia e viene affidata a Luciano Laurana che trasforma la fabbrica uniforme in un organismo più complesso.

 

La costruzione viene però portata a termine da Francesco di Giorgio Martini, che assume la direzione del cantiere nel 1476.

 

L’edificio è realizzato in laterizi e presenta forme articolate che si adattano bene alla conformazione della collina. I tre fronti che si affacciano sulla piazza, sono tra loro ortogonali e non molto differenti dai palazzi tipici del Quattrocento: porte e finestre presentano architrave e le facciate sono parzialmente bugnate in pietra. Il fronte che guarda verso valle ha l’aspetto di mura urbane dominate da due torri, questo lato viene detto facciata dei torricini.

Diventa il prospetto più importante del palazzo, verso ovest, cioè verso la strada che porta a Roma. La rotazione di questa facciata la distingue quindi dal lungo fronte del palazzo e da un nuovo orientamento della città intera, non più verso Rimini ma Roma.

 

La facciata è racchiusa da due torricini e presenta un loggiato che sottolinea l’aspetto inoffensivo delle torri. Il loggiato è formato dalla sovrapposizione di quattro arcate, coronate da due volute contrapposte. Il motivo architettonico non è ripetitivo nei diversi piani, infatti ogni livello si distingue dagli altri nel trattamento degli ordini architettonici e nel cassettonato delle volte a botte. 

 

L’edificio si sviluppa intorno ad un cortile centrale porticato, con colonne slanciate ornate di capitelli compositi, su cui poggiano archi a tutto sesto. La trasformazione del palazzo porta una trasformazione dell’organismo cittadino, che riprende i concetti visti nella progettazione e sistemazione urbana del palazzo. Insieme alla nuova residenza si forma un nuovo quartiere sul versante di Valbona. La città si presenta come un diaframma fra due direttrici: quella antica verso Rimini e quella più moderna verso Roma.

 

L’intervento di Federico da Montefeltro a Urbino può essere considerato il primo piano regolatore del Rinascimento italiano.


Arte alla corte dei Montefeltro

 

Durante il loro regno, soprattutto durante quello di Federico, a Urbino si sono avvicendati i più importanti artisti del rinascimento italiano: Piero della Francesca, Raffaello, Paolo Uccello e Tiziano. Vengono qui riportati tre dipinti, opera di Piero della Francesca e che rappresentano la corte di Federico. 

La flagellazione di Cristo (1459), conservata nella Galleria Nazionale delle Marche, è uno dei dipinti più importanti di Piero della Francesca, dove, nonostante le ridotte dimensioni (58,4×81,5), applica in modo magistrale la prospettiva, nuova conquista del Quattrocento. 

Il dipinto è diviso in due parti che raffigurano due scene distinte ma fra loro connesse. Una si svolge all’esterno, dove sono dipinti tre personaggi, fra di loro è riconoscibile Buonconte da Montefeltro (figlio di Federico), pallido in viso come già morto, in effetti era morto di peste nell’autunno del 1458, a solo 17 anni.

 

L’altra scena invece si svolge in un interno e viene rappresentata la flagellazione di Cristo, legato ad una colonna, con su un lato Ponzio Pilato, identificato con l’imperatore d’Oriente Giovanni VIII Paleologo.

 

Il dipinto era stato inviato da  Giovanni Bacci (figlio di Federico) a Federico da Montefeltro, per convincerlo ad appoggiare la crociata voluta da Papa Pio II Picolomini nel 1459 per liberare Costantinopoli dai Turchi. Utilizzando la figura del figlio morto di Federico e assimilando il suo dolore a quello del Cristo, si voleva far breccia nel suo cuore, in modo che appoggiasse la crociata. 

La Sacra conversazione, detta anche Pala Montefeltro, situata nella chiesa di San Bernardino a Urbino e realizzata tra il 1472 e il 1474, rappresenta la nascita dell’erede di Federico, Guidobaldo e la morte, per conseguenze dovute al parto, della contessa Battista Sforza e la conquista di Volterra.

 

Nel dipinto è rappresentata al centro la Vergine Maria in trono, con sulle sue ginocchia il Bambino addormentato. E’ circondata da sei santi e quattro angeli. Federico si collocato sulla destra della Vergine, inginocchiato e vestito dell’armatura (in rappresentanza della conquista di Volterra). Tutti i personaggi sono inseriti in un edificio sfarzoso, classicheggiante. 

I ritratti di Federico e della consorte Battista Sforza, sono due tavole di piccole dimensioni, un tempo unite da una cerniera in modo da poterli aprire come un libretto. Sono attualmente conservati nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Eseguiti tra il 1472 e il 1474, dopo la morte di Battista, i signori vengono rappresentati di profilo, con sullo sfondo il territorio da loro dominato. Battista è pallida vestita con un prezioso abito e con gioielli. Federico invece, ha il volto segnato da rughe e verruche, con un berretto e una veste rossa. I due coniugi si guardano, rappresentano un’unione serena e consolante.

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