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Governo-sindacati, accordo sul taglio del cuneo per i lavoratori dipendenti

Dopo le tensioni dei giorni scorsi, il vertice di oggi tra governo e sindacati Cgil, Cisl e Uil sembra aver dato il via libera alla misura più importante della manovra (dopo la cancellazione degli aumenti Iva, ovviamente): il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti. In una delle prossime riunioni del consiglio dei ministri, annuncia il premier Giuseppe Conte, verrà approvato il provvedimento di legge che consentirà, dal prossimo luglio, di alleggerire le tasse sui lavoratori dipendenti con un reddito lordo annuo tra 8.200 euro e 40mila euro. Quelli che già prendono il bonus Renzi (redditi fino a 26.660) si vedranno aumentare il netto in busta paga di altri 20 euro al mese, arrivando a 100 euro. Sempre 100 euro al mese di bonus riceveranno (per la prima volta) coloro che hanno un reddito tra 26.600 e 28mila euro mentre oltre questa soglia ci sarà un decalage dello sconto fiscale (che da qui in poi dovrebbe prendere la forma di una detrazione) fino ad azzerarsi per i redditi di 40mila euro. Per esempio, lo sconto sarà di circa 85 euro al mese per chi guadagna 33mila euro lordi l’anno, di 48 euro per chi ha 37mila euro e di 16 per chi ne ha 39 mila. In questo modo si distribuiranno i 3 miliardi di euro stanziati dalla legge di Bilancio per quest’anno.

La platea interessata sarà, secondo i calcoli del Tesoro, di 16 milioni di lavoratori: 11,7 quelli che già prendono il bonus Renzi più 4,3 milioni di beneficiari del nuovo bonus Conte. Per l’anno prossimo la manovra ha appostato già 5 miliardi,che dovranno salire a 6 per assicurare il bonus per tutto il 2021: 1.200 euro di tasse in meno in un anno (100 euro al mese) per i redditi fino a 28mila euro e poi a scalare per chi guadagna di più, fino a un minimo di 192 euro l’anno (16 al mese, appunto) per chi ha 39mila euro. I sindacati sono soddisfatti, ma considerano questo solo un primo passo. Che dovrà essere seguito da ulteriori sconti fiscali, questa volta estesi ai pensionati, con la riforma dell’Irpef che l’esecutivo ha in programma per il 2021. Anche il governo è soddisfatto perché, a una settimana dal voto in Emilia Romagna e Calabria, può vantarsi del taglio più importante di tasse per i lavoratori dal bonus Renzi in poi (anche allora, nel 2014, il governo prese questa misura alla vigilia del voto, quello delle elezioni europee).

Ma le prossime tappe della riforma fiscale sono tutte da verificare. Non solo per le incognite politiche legate al voto del 26 gennaio, ma anche perché, per tagliare l’Irpef, servirebbero decine di miliardi, per trovare i quali il governo dovrebbe rinunciare a una completa sterilizzazione delle clausole Iva (valgono 47 miliardi per i prossimi due anni) e mettere mano alla giungla degli sgravi fiscali. Inoltre, se i sindacati spingono per altri tagli a favore di lavoratori dipendenti e pensionati, i 5 Stelle pensano che si debbano tagliare le tasse anche a lavoratori autonomi e piccole imprese. Resta poi irrisolto il problema degli «incapienti», ovvero coloro che avendo redditi inferiori a 8.200 euro non godono né di bonus né di detrazioni. Erano rimasti esclusi dal bonus Renzi e resteranno esclusi anche da quello Conte. Si tratta di quasi 3,7 milioni (solo considerando i lavoratori dipendenti). Il governo, anche in questo caso, promette di occuparsi di loro con la riforma dell’Irpef. Ci riuscirà?
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