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LA STAMPA: Renzi lancia la campagna per il referendum e annuncia: “Più risorse per le pensioni”

Il premier Matteo Renzi è arrivato alla festa dell’Unità di Bosco albergati (Modena), accompagnato dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio e dal responsabile dell’Economia del Pd Filippo Taddei.  

Il premier inizia l’incontro scherzando con i convenuti a proposito di tortellini e chili di troppo, prima di passare a temi più politici come politica e lavoro.  

Si lancia in un excursus per ricordare le condizioni in cui il paese si trovava tre anni fa, quando proprio da qui lanciò la propria candidatura alla guida del Pd, paragonandole a oggi. «Io non dico che adesso va tutto bene, se qualcuno dice che va tutto bene curatelo. Ma bisogna anche dire che qualcosa è oggettivamente iniziato a cambiare ed è merito del Pd che ha scelto di cambiare e fare le cose concretamente, qualcuna riuscita meglio, qualcuna peggio. Oggi in questo paese c’è qualche diritto in più e qualche tassa in meno».  

«Tre anni fa c’era Napolitano che non riusciva a dimettersi – ha detto – le riforme erano bloccate, la riforma costituzionale era su un binario morto, Berlusconi primo nei sondaggi, si discuteva su come togliere la tassa sulla prima casa poi non ci si riusciva, la cultura faceva notizia per i crolli, l’Expo sembrava impossibile, i diritti civili non erano all’ordine del giorno e le grandi opere erano cantieri infiniti». 

 
«Finalmente l’idea che l’Italia non sia più la Bella Addormentata nel Bosco, è finito il tempo in cui dall’estero ridono dell’Italia» dice parlando delle grandi opere e della Salerno- Reggio Calabria.  

«599mila persone hanno trovato un lavoro – rivendica Renzi – e il 75% a tempo indeterminato grazie al jobs act non è una statistica: non sono voti, sono volti. C’è gente che ha potuto prendere il mutuo grazie a questo: la lotta al precariato e il jobs act è la cosa più di sinistra che sia mai stata fatta negli ultimi anni».  

«Certo, ci sono ancora un sacco di cose da fare, come le pensioni, è un tema sul quale bisogna lavorare perché in passato si è intervenuto con l’accetta, c’è uno scalino tropo grosso e le pensioni minime sono troppo basse. Quindi deve esser chiaro che dovremo trovare risorse in più per le pensioni». 

«A tutti quelli che vogliono cambiare la linea del Pd e legittimamente anche il segretario dico che è anche casa vostra, è un vostro diritto e una nostra gioia confrontarsi ma chi vuole cambiare linea e segretario c’ha il congresso ogni 4 anno e non una volta al giorno, in tutte le tv e i talk show. Basta con la rissa continua». 

Poi, rivolgendosi ai parlamentari del Pd che hanno annunciato di votare no al referendum: «Parlamentari che hanno votato sei volte sì ora vogliono votare no: noi siamo pronti a camminare con voi, ma se ci dite di fermarvi, noi non ci fermeremo, se volete fermarvi vi fermate da soli. Dopo trent’anni – ha aggiunto – c’è qualcuno che le cose le sta facendo, questo li manda fuori di testa e dicono no a prescindere». 

Intanto a Roma il ministro Maria Elena Boschi attacca il fronte del No sulle riforme: «Abbiamo scelto di rispettare in toto la procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione per modificarla. Questo ha significato scegliere la strada più dura, un impegno notevole.

Ma ora è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare No buttando via due anni di lavoro e ricominciare daccapo immaginando che ci sia una maggioranza per una riforma diversa. Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%. Un dibattito vero».  «Abbiamo trascorso nottate a discutere modifiche come quella sulla dichiarazione dello stato di guerra. I parlamentari hanno votato 120 modifiche rispetto al testo approvato dal governo» ha sottolineato il ministro. «Ora con il referendum questa scelta del Parlamento può essere confermata o meno dai cittadini. Nel nostro caso, a differenza del Regno Unito, il sì o no è decisivo. Siamo tutti noi a dire sì o no al cambiamento che stiamo proponendo al Paese».

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