Dopo una mattinata di trattative e appelli dei partiti che gli hanno chiesto la disponibilità a essere rieletto, Giorgio Napolitano ha detto sì. Decisivo l’incontro con i presidenti delle Regioni che gli hanno rivolto un accorato appello in nome della coesione nazionale. «Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta.
Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del Presidente della Repubblica.
Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità» ha detto in una nota.
Dopo quattro fumate nere che hanno bruciato prima Marini e poi Prodi, le Camere sono di nuovo riunite per la quinta e sesta votazione del nuovo Presidente della Repubblica. Alla quinta fumata il quorum non è stato raggiunto anche perché il Pd ha votato scheda bianca e il Pdl non ha partecipato allo scrutinio. Le dimissioni di Bersani hanno fatto piombare nel caos il Partito Democratico.
È un percorso da unità nazionale quello avviato attorno richiesta di un bis al Quirinale per Napolitano. Una richiesta che è arrivata dalle forze politiche, ma anche dai presidenti di regione che si sono avvicendati al Colle per sollecitare il capo dello Stato ad accettare il “sacrificio” di un nuovo mandato in nome di l’emergenza che sta scuotendo le istituzioni. Napolitano ha sciolto la riserva.