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“LA STAMPA”: Monti si dimette.“L’Euro migliora anche grazie a noi”

I tredici mesi «difficili e affascinanti» di Mario Monti a palazzo Chigi si sono conclusi. Il presidente del Consiglio incassa nel pomeriggio il voto definitivo della Camera sulla legge di Stabilità e, come annunciato l’8 dicembre scorso, sale al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni nelle mani di Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica «prende atto» della decisione «irrevocabile» del premier e comunica che domani inizieranno le consultazioni. Nella stessa giornata di domani Napolitano dovrebbe decretare lo scioglimento delle Camere e la fine anticipata della legislatura.

Monti saluta in mattinata i dipendenti della presidenza del Consiglio con una battuta («il governo finisce qui e non per colpa dei Maya») e consegna le sue ultime parole da premier alla conferenza degli ambasciatori riunito alla Farnesina. In questo anno di governo, dice, è stato condotto un percorso che ha reso «il nostro Paese più affidabile, più competitivo e attraente per gli interlocutori e gli investitori stranieri», «Lo abbiamo fatto attraverso una seria politica di risanamento, unita a misure per favorire la crescita e riforme strutturali importanti come quelle del mercato del lavoro e delle pensioni. Con provvedimenti per aumentare la concorrenza e favorire la liberalizzazione dei servizi e delle professioni. E infine con il varo di una legge contro la corruzione, contro la quale dobbiamo combattere con tutte le nostre forze proprio come nel caso dell’evasione fiscale». 

Monti parla degli ultimi mesi come di «una fase complessa della vita pubblica italiana e del posizionamento dell’Italia» all’estero, di un periodo «di delicatezza e di acutezza particolare, specie quando ci siamo presentati per chiedere la fiducia alle Camera». E con in tasca già la lettera di dimissioni, ma senza ancora nessuna parola chiara sul suo futuro in politica, aggiunge che i vincoli e gli impegni «per un Paese virtuoso, restano e devono restare qualunque siano i governi». Perché «l’interesse nazionale prevale» su quelli di parte.

Intanto, i ministri che il presidente Monti ha salutato nell’ultimo Cdm stasera a palazzo Chigi chiedono, come fatto dal premier, che il lavoro fin qui svolto non venga disperso. «In un anno di proficua collaborazione tra governo e Parlamento sono state approvate riforme coraggiose che hanno richiesto sacrifici ai cittadini ma che consentiranno all’Italia di agganciare il treno della ripresa. È necessario ora che questi sforzi non vadano dispersi», dichiara Giarda. E il ministro Andrea Riccardi coinvolto nel nuovo progetto centrista che sarà presente alle elezioni di febbraio, guarda avanti: con Monti «si è aperta una nuova stagione politica. Non è una parentesi da concludere. Ma un punto da cui partire», scrive in un editoriale su “Famiglia Cristiana”.

Il sipario si apre adesso sulla campagna elettorale, in realtà già iniziata, ma che da qui alle prossime settimane diventerà sempre più incandescente. Silvio Berlusconi lancia un tour de force mediatico che ricorda quello delle elezioni del 2006 e attacca. Prima scherzosamente («Neppure una telefonata da Monti…), poi alza il tiro: se Monti si candida, dice il Cavaliere, si allontana l’ipotesi che possa diventare Capo dello Stato, «perché al Quirinale deve essere eletto qualcuno che possa garantire a tutte le parti in causa un’assoluta equanimità». Poi l’ex premier si presenta come «il federatore dei moderati», contro il «centrino» di Casini «che farà automaticamente vincere la sinistra». E sembra destinata a sfumare del tutto, invece, l’eventuale alleanza con il Carroccio: perfino Umberto Bossi avverte che la Lega non potrebbe sostenere una candidatura di Berlusconi a premier. 

Per ora si gioca volutamente sull’ambiguità su tutti i fronti, ma ben presto i giochi si dovranno chiarire. L’ultimo atto pubblico del premier è fissato per domenica: Monti terrà la sua ultima conferenza stampa alle 11. Poi comunicherà le sue intenzioni sul futuro. 

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